Fucina di mode e tendenze gastronomiche, Londra offre qualsiasi cucina si desideri. La capitale britannica, melting pot culturale, è anche punto di incontro di diverse tradizioni gastronomiche: praticamente ogni espressione culinaria ha, in città, modo di far sentire la propria voce.
Sono da poco tornato da una breve vacanza che mi ha portato alla scoperta di nuovi locali e alla riscoperta di alcuni che già conoscevo, in un tripudio di sapori che hanno inebriato le mie papille gustative.
Siete pronti a imbarcarvi con me in questo viaggio culinario? Se vi state chiedendo dove mangiare a Londra, ecco a voi cinque ristoranti da provare almeno una volta.
BAO
Tra i ristoranti taiwanesi più in voga in città, Bao, con le sue numerose sedi, occupa, a mio avviso, il gradino più alto del podio. Il mio preferito è quello di Soho. Una ventina di posti in totale, otto dei quali attorno al bancone del bar. Rispetto a un paio di anni fa, quando la comanda si prendeva su foglietti di carta, oggi c’è un QR Code da scansionare che rimanda direttamente al menù: basta schiacciare “invio” e la comanda viene spedita direttamente in cucina. Bao è una garanzia, una conferma.
Gli House pickles – cetrioli, daikon e pomodori ciliegino – si sciolgono letteralmente in bocca e sono perfetti, assieme alle Sweet potato chips con ketchup alla prugna e alla Kale salad – insalata di cavolo riccio con un dressing che spazia dall’umani all’acido –, per inaugurare la cena.
Ma i veri protagonisti sono loro, i bao. Soffici panini cotti al vapore con i più svariati ripieni. Il migliore? Beef shortrib bao: manzo pulled cotto a bassa temperatura, dal sapore dolce e persistente. Ottimo, devo dire, anche il Prawn shia song bao. In questo caso il pane è fritto e abbraccia un battuto di gamberi, simile per consistenza al ripieno dei jiaozi, i ravioli cinesi.
Per concludere la cena non un dolce bensì la Guinea fowl chi shang rice, una ciotola di riso su cui poggiano fettine di petto di faraona, cetrioli sottaceto e un tuorlo. Carne tenera, riso al dente, gusto ricco e avvolgente.
Bao è, per me, tappa fissa quando visito Londra. È un locale informale che porta la cucina taiwanese su un altro livello.
POPHAMS
Bakery di giorno, ristorante di sera. Pophams, a Hackney, ha una doppia anima, complementare e simmetrica. Candele sui tavoli – in legno, in stile scandinavo –, illuminazione ridotta all’essenziale – qui l’atmosfera è parte integrante dell’esperienza – e servizio accorto.
Se volete appagare il palato con piatti contemporanei, e soprattutto ottimi primi piatti, Pophams è il posto che fa al caso vostro. La parte più divertente? Tutto può essere condiviso, e ciò rende la cena ancora più piacevole.
Dopo un paio di fette di pane e burro – con un eccellente burro, giallo paglierino e dal sapore avvolgente –, sono arrivati gli antipasti: Courgette ceasar e Hispi cabbage, pear mostarda and tarragon. Il primo era una rivisitazione della ceasar salad: zucchine grigliate con salsa ceasar homemade, un’abbondante grattugiata di parmigiano e crostini; il secondo, un cavolo anch’esso grigliato ricoperto di mostarda di pere. Buoni, equilibrati, peccato non fossero caldi. Un inizio leggermente in sordina.
Con i primi piatti, tuttavia, l’asticella si è alzata. E quando in un menu vedo una pasta ripiena non posso esimermi dall’ordinarla. Ecco quindi arrivare al tavolo Ossobuco tortelli, saffron cream, bone marrow jus e gremolata, assieme a Gnocchi, asparagus, leek, wild garlic and pecorino. Avete presente i sapori della Milano verace? Ecco, erano tutti richiusi in una decina di tortelli. Il ripieno a base di ossobuco spiccava senza invadere il palato, la crema di zafferano era da scarpetta (o da leccare il piatto). Gli gnocchi, ripassati in padella – ottima la crosticina dorata data dalla rosolatura –, erano adagiati su una crema di porro e aglio orsino. Delicati e vegetali, quasi greeny.
Non potevo non farmi sfuggire il dolce: Strawberry eton mess croissant pudding and basil cream. In pratica un croissant con al centro fragole fresche e una salsina al basilico. Goloso, fresco e accattivante.
Se non avete paura a ordinare un (ottimo) primo piatto al di fuori dei confini nazionali, Pophams è un ristorante che vale la pena di essere visitato.
TOCONOCO
Un’oasi di quiete sulle rive del Regent’s Canal, Toconoco è un caffè-ristorante giapponese che sembra uscito da un manga. Siamo a Haggerston, a pochi passi dalla fermata del treno, ma qui tutto rallenta: tavoli in legno chiaro, un’atmosfera tranquilla e un’aria da casa di campagna giapponese.
Il servizio è essenziale e, forse, un po’ caotico – e anche in questo ricorda molto quanto si vede negli anime –, mentre il menù è essenziale e curato. Pochi piatti, ma autentici.
Io ho ordinato Mackerel mayo set e due onigiri, uno con umeboshi (prugne salate sottaceto) e uno con maiale al miso. Il set altro non è che un washoku, un pasto completo servito su un vassoio composto da zuppa di miso, una ciotola di riso bianco e vari contorni, tutti da spiluccare. Il protagonista, in questo caso, era lo sgombro, pesce azzurro per eccellenza, condito con maionese giapponese. Delicato e carnoso. A fianco a esso, un’insalata di alghe, del tofu condito un goccio di salsa di soia e verdurine, nello specifico carote e okra, sottaceto.
Se il washoku, e soprattutto lo sgombro, hanno conquistato le mie papille gustative, lo stesso, ahimè, non posso dire degli onigiri. Sufficienti. Preparati al momento e ancora fumanti, erano poco saporiti e un po’ avari per quanto riguarda il ripieno.
Il locale è amatissimo dalle famiglie giapponesi che vivono a Londra, e questo – diciamolo – è sempre un ottimo segnale. Toconoco è il posto dove andare quando si ha bisogno di una coccola, di qualcosa di vero e sincero.
PEARLY QUEEN
Se vi dico “ostriche e martini” cosa vi viene in mente? Probabilmente un locale chic, dal gusto retrò, con luci basse e bancone in marmo. Ecco, Pearly Queen è esattamente questo, ma con un tocco più punk, a partire dalla musica ad alto volume. Siamo a Shoreditch, quartiere che di trasgressione e stile se ne intende, e Pearly Queen – il nuovo ristorante di Tom Brown – prende la tradizione dei frutti di mare e la rilegge in chiave contemporanea.
Nell’indecisione – poiché tutto nel menù era invitante – abbiamo optato per la chef’s choice: otto portate da condividere.
La cena inizia con la Wildfarmed focaccia, crab oil and balsamic, una focaccia soffice da intingere in un olio al granchio, dal sapore di mare, e con gli Anchovy gilda, degli spiedini di acciughe e olive. Questi ultimi si servono anche a casa per un aperitivo informale tra amici.
Arriva poi ciò per cui il ristorante è famoso in tutta Londra: le ostriche. Louët-Feisser N.3, champagne mignonette and lemon, allevate in Irlanda e di eccellente qualità, e Pickled oyster, horseradish and cucumber. Queste una vera e propria esperienza sensoriale: carnose e con una nota acida appena accennata che esalta il sapore di salsedine.
È il turno delle due portate principali. Chalkstream trout tartare, soy and egg yolk e Hake Kyiv, lobster butter, celeriac puree, accompagnati da Spring greens, soy and oyster butter. La tartare di trota è polposa, succulenta e invita all’assaggio; L’hake kyiv, un filetto di merluzzo impanato e fritto, è una versione più croccante e raffinata del classico fish and chips, servito su del purè di sedano rapa irrorato da un seducente burro all’aragosta.
Il dolce, Sticky toffee madeleines and vanilla mascarpone, è, senza dubbio alcuno, la degna conclusione di questa cena galattica. Due piccole madeleine – e qui torna, nella forma, il richiamo al mare – cosparse di mou con a fianco una quenelle di crema al mascarpone in cui intingerle.
Pearly Queen è un ristorante per chi vuole stupirsi e uscire dagli schemi. Un luogo che non ha paura di osare – e ci riesce benissimo.
UCHI
Torniamo a Hackney, ma questa volta la meta è Uchi. “Uchi”, che in giapponese significa “casa”, è un ristorante intimo, elegante, ma senza ostentazione. Questo locale ha fatto del minimalismo e della raffinatezza i suoi tratti distintivi. Qui la cucina giapponese viene declinata in chiave moderna, con una ricerca maniacale dell’equilibrio.
La cena è cominciata con due diversi sushi: Tempura broccoli e un più classico Salmon avocado. Entrambi ottimi. Croccante la tempura di broccoli, carnoso il salmone.
Nemmeno il tempo di finirli – il servizio è rapidissimo – che sul piccolo tavolino arrivano già le due insalate ordinate: Hijiki seaweed, carrot and deep fried tofu, un’insalata di alghe dalla personalità blanda (mi aspettavo una maggiore croccantezza da questo piatto) e Avocado, walnut & sesame dressing, insalta mista avvolta da avocado e con un dressing che, letteralmente, spacca.
Ecco quindi arrivare al tavolo il riso bianco (immancabile in un pasto giapponese) e le due portate principali. Pork belly e Aubergine marinated in miso. Se la pancetta mi ha conquistato con la sua scioglievole grassezza fin dal primo boccone, la melanzana al miso mi ha fatto innamorare: morbida e umami, ne avrei voluto ordinare almeno altre tre.
La cena, anche in questo caso, si è chiusa in bellezza con un Matcha and chocolate purin, un semplice ma gustoso budino bigusto.
Uchi è il ristorante perfetto per una cena a due, magari in settimana, quando il tempo rallenta e si ha voglia di qualcosa di autentico e delicato. Un piccolo gioiello da tenere stretto.
Cinque indirizzi, cinque anime diverse, tutte racchiuse nella stessa città. Che siate in cerca di un bao da manuale, di una raffinata cena di pesce o di una veloce pranzo in stile giapponese Londra non delude. Basta sapere dove cercare. Questi sono cinque ristoranti dove mangiare a Londra per esperienze diverse del solito.
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