La Birra: un’arte da non sottovalutare

Oggi vi parleremo di un prodotto ormai presente nelle dispense di tutte le case. Una bevanda ricca di storia e di curiosità, purtroppo a volte sottovalutata, ma che in realtà nasconde un grande valore: la birra.

Tutti dovrebbero sapere che questa bevanda gassata, talmente magica da essere in grado di unire anche i caratteri più opposti e di rasserenare i musi più lunghi, viene ottenuta dalla fermentazione dell’orzo. Dalla combinazione di quest’ultimo con acqua, luppolo e lievito, nasce un capolavoro. L’arte della produzione della birra segue un processo definito ma con dei parametri più o meno variabili, che portano alla nascita di diverse tipologie in grado di soddisfare davvero tutti i gusti. Pensate che al giorno d’oggi se ne contano di almeno 400 varietà.

LA SUA CULLA

Prima di immergerci nel nostro boccale, facciamo un salto nel passato di circa 7000 anni e arriviamo in Mesopotamia, l’indiscutibile ‘Terra tra i due fiumi’. Un terreno ricco di cereali e di orzo, che sarebbe poi diventato la madre di una delle bevande più consumate al mondo: è proprio quì che pare sia cominciata la produzione della birra. Tra i Sumeri, questa era considerata uno ‘status symbol’, infatti non tutti se la potevano permettere. Soltanto i ceti sociali più importanti potevano arrivare a consumarne fino a 5 litri al giorno. La birra aveva anche un significato religioso e rituale. Spesso infatti era bevuta ai funerali in onore del defunto per celebrare le sue virtù, garantendogli così un riposo tranquillo.

La sua produzione era affidata alle donne: basti pensare che esistevano addirittura leggi che impedivano agli uomini di prepararla e venderla. Le divinità associate alla birra erano proprio rappresentate dalla figura femminile. La dea della vita Ishtar, divinità di elevata importanza, sembra che traesse la sua potenza proprio dalla birra. 

La cosa più strana è pensare che oggi, nel territorio della ex Mesopotamia dell’Iran, la legge musulmana proibisca il consumo di alcolici.

RIPASSANDO LE BASI

Ma tornando a noi, sorge una domanda non scontata. Siete davvero sicuri di possedere le conoscenze che stanno alla base di questa bevanda tanto amata?

Per esempio, vi siete mai chiesti perchè ogni birra esiga di essere servita in modo diverso? Per saper apprezzare al meglio le sue qualità ed esaltare le caratteristiche organolettiche, ogni birra richiede il proprio bicchiere. Mentre il boccale classico di vetro, molto utilizzato nella maggior parte dei pub, ha la funzione principale di mantenere la temperatura di servizio, il flute viene scelto soprattutto per le birre che producono una schiuma importante, per esempio le pils. Passando ai gusti più delicati, quando scegliamo una birra aromatica solitamente questa viene servita in un calice a tulipano, proprio per assaporarne al meglio il profumo grazie alla sua bocca svasata. Infine, per una birra corposa e da meditazione, il balloon è considerato il bicchiere di eccellenza, infatti grazie alla sua forma in chiusura verso la superficie riesce a favorire lo scambio termico con l’esterno. 

Cambio di scena: siamo al pub, arriva la barista per prendere l’ordine e domanda: ‘Filtrata o non?’. Quando parliamo di una birra non filtrata, intendiamo una birra che prima di essere imbottigliata, non viene pulita da tutte quelle componenti sviluppatesi in seguito alla fermentazione, sia liquide che solide. Ricca di cellule integrali di lievito e visivamente ‘torbida’, è una birra che può presentare un po’ di deposito sul fondo. Ecco perchè la filtrazione, così come per i vini, è un processo fisico che rende la birra più duratura nel tempo. 

Ad affiancare il processo di filtrazione, troviamo anche la pastorizzazione. Un birra ‘cruda’, l’equivalente di ‘non pastorizzata’, è una birra artigianale che dovrebbe essere consumata in un tempo breve e conservata nel modo più idoneo. Infatti nel processo di pastorizzazione la birra viene riscaldata fino a distruggere eventuali agenti patogeni. 

Menzionando il ‘doppio malto’, dobbiamo sfatare un mito: in realtà, si tratta di un neologismo della legge italiana. La nostra legislazione ha infatti introdotto un’imposta ai produttori che cresce in maniera proporzionale al grado alcolico e ai gradi plato, nonché il contenuto zuccherino presente nel mosto prima della fermentazione, piuttosto elevato nella tipologia di questa birra. ‘Doppio malto’ perchè, per prepararne 100 litri, è necessario utilizzare un quantitativo di malto ben superiore rispetto a quello che si utilizzerebbe per prepararne altrettanta quantità della classica. Cari bevitori: quando al bar chiedete una birra ‘doppio malto’ pensando di aver ordinato una birra ambrata pesante e molto alcolica, in realtà vi potreste sbagliare. 

Il malto può influenzare, insieme al grado di tostatura, il colore della birra. L’orzo invece, nel momento in cui viene maltato ed essiccato, cambia di colore in base alla temperatura dell’essiccazione. Nelle birre più scure, se questo viene arrostito, diventa scuro in base alla temperatura o alla durata del processo di arrostimento. Nelle birre chiare invece, il colore dipende dalla quantità e dalla proporzione dei malti.

Bene, dopo aver appreso le nozioni base siete sulla giusta strada per diventare dei mastri birrai. Conclusa la teoria, ora possiamo passare alla degustazione: cheers!

Tanto solare quanto lunatica, estroversa, testarda e ambiziosa: ciao, sono Valeria! Una valigia da trainare e uno zaino in spalla da portare. Una macchinetta fotografica al collo e un ricordo da imprimere. Una birra al tramonto e una passeggiata in spiaggia all'alba. Un bicchiere di spritz in compagnia e un ottimo calice di vino da sorseggiare. Una pizza napoletana con la bufala e una succulenta tagliata al sangue. Poi mettiamoci anche un tiramisù in fondo, e si vola. Ho detto tutto? Sentite anche voi il sapore della felicità?