Una passione chiamata terra: l’azienda agricola Maistrello Stefano

Siamo a Schio, in provincia di Vicenza. La primavera fa capolino ma l’aria è ancora frizzante, mentre pallidi raggi di sole filtrano tra i rami in fiore. Stefano ci accompagna in uno splendido frutteto, il velo di abbronzatura sul viso tradisce la sua dedizione: se c’è una cosa che ama è la terra, una passione che ha sposato fin da giovanissimo. 

Ma non è il “solito” agricoltore, non proviene da una famiglia di contadini e non ha ereditato i terreni che coltiva: gli zii avevano vacche da latte, i genitori un orto e degli alberi da frutto, nulla di più. Nonostante questo a soli trentaquattro anni ha un’azienda agricola all’avanguardia , tirata su con le sue mani e la sua smisurata passione, senza trovare alcuna “pappa pronta”.

Stefano ama talmente tanto ciò che fa che basta chiedergli una virgola su come si pota un melo e si illumina come un bimbo in un negozio di giocattoli. Ha studiato molto, prima di mettersi in gioco: diploma di perito agrario e laurea in scienze e tecnologie agrarie, un percorso coerente che ne ha fatto un nerd con i guanti da lavoro al posto degli occhiali aggiustati con lo scotch. Ne sa, Stefano, ne sa tanto e cerca di portare tutte le innovazioni che conosce e che continua a scoprire dentro il suo metodo di lavoro, con un occhio sempre ben attento alla sostenibilità e al cambiamento climatico, che già ora morde duro.

«La mia prima passione sono stati i frutteti» e si vede, non a caso lo incontriamo in mezzo agli alberi in fiore in zona Ca’ Toalda, uno dei vari appezzamenti che coltiva tra Schio e Santorso (VI), centomila metri quadrati in tutto. Meli, peri, peschi, albicocchi, varie serre e orti: dovendo farsi da solo ha preso in affitto tutti i terreni adatti che è riuscito a trovare, cosa niente affatto semplice di questi tempi.

Particolarità di Stefano è la sua specializzazione in entomologia, messa a frutto attraverso il suo concetto di agricoltura integrata che prevede la cosiddetta “lotta guidata” ai parassiti. Ciò significa, ad esempio, riconoscere la presenza di specie antagoniste e saper attrarre gli insetti buoni al fine di evitare trattamenti non necessari. «Sei anni fa ho liberato nelle serre vari insetti predatori. Questo mi ha permesso di limitare enormemente l’uso di insetticidi: quando c’è un problema chiunque lo può vedere a colpo d’occhio, la bravura sta ne riconoscere se la soluzione è già li, grazie alla presenza dei corretti antagonisti». Stefano ci fa due esempi relativi alla lotta agli afidi: uno è una sorta di moscerino che si nutre delle larve, l’altro una piccola vespa che depone le uova all’interno degli afidi adulti, neutralizzandoli. Dopo averli liberati sei anni fa questi preziosi alleati sono ancora presenti nelle serre, senza bisogno di ulteriori aggiunte segno che, compiendo il loro lavoro, hanno trovato un equilibrio nel quale sopravvivere a tutto beneficio delle colture.

«Non solo insetti utili contro altri insetti, ma anche per l’impollinazione. Abbiamo i nostri bei alveari di bombi che liberiamo nelle serre, specialmente con i pomodori». Ci spiega che quando la temperatura è troppo bassa per le api i bombi sono l’arma vincente: sopportano meglio il freddo e sopperiscono al lavoro delle api, quantomeno finché non si “svegliano” del tutto.

La zona di Schio è famosa per la grande quantità di precipitazioni atmosferiche. Chiediamo a Stefano se adotti delle misure particolari per gestire l’acqua. «Ho scelto con cura gli appezzamenti che coltivo: devono avere disponibilità di acqua per l’irrigazione e al contempo un terreno drenante, cosa che ci evita un sacco di problemi. Non è una cosa scontata nella pedemontana, che è ricca di terreni pesanti».

Stefano è attentissimo alla gestione del suolo. Ara pochissimo, solo quando strettamente necessario. Questo serve a mantenere il terreno resiliente agli eventi atmosferici estremi ormai divenuti la normalità negli ultimi anni, così come agli sbalzi di temperatura. Non si tratta di tecniche applicate sulla fiducia, ma il frutto di test specifici: «ho piantato affiancate colture di frumento, da una parte arando e dall’altra non arando. La parte non arata ha superato molto meglio gli inverni siccitosi degli ultimi anni, dimostrando una capacità superiore nel conservare la poca umidità che arrivava al suolo. D’altro canto il terreno non arato ha bisogno di più cura – per esempio lato erbe infestanti – quindi bisogna stare più attenti con le false semine e la rotazione, ragionando con un’ottica più di lungo periodo».

La sostenibilità ambientale è una caratteristica peculiare del modo di coltivare di Stefano. Ad esempio adotta l’uso delle cover crop, o colture di copertura, che evitano di lasciare la terra nuda, che così perderebbe nutrienti. Rimanendo sul terreno le cover crop aiutano anche a mantenere un corretto strato di materiale organico capace di trattenere l’acqua, e sono un sistema fenomenale per catturare CO2 atmosferica fissandola nel terreno, a tutto beneficio del clima.

A tal proposito Stefano è attentissimo al cambiamento climatico. «In sette anni che coltiviamo abbiamo avuto tre gelate tardive – ovvero quasi la metà delle annate – e ben una dozzina di grandinate, con picchi di quattro grandinate in una sola stagione. Per capirci, gli alberi da frutto che avevano i miei genitori quando ero bambino non hanno mai sofferto queste condizioni. Ma questa è la nuova normalità, ci dobbiamo adattare. Le orticole ad esempio sono cambiate tantissimo, tanto che ora i cavoli primaverili sopravvivono per tutto l’inverno, cosa impensabile fino a qualche anno fa.».

L’aumento delle temperature porta continue sfide, come l’arrivo da fuori di nuovi parassiti. Ma anche opportunità, come la possibilità di piantare specie diverse, tipiche di zone più calde. «Il problema però è l’estate, arriviamo a dei picchi di temperatura devastanti che sballano il ciclo di sviluppo di molte colture, alcune delle quali nella fase di fioritura perdono quasi del tutto la fertilità».

Ciononostante Stefano persegue con tenacia la sua visione, per un’agricoltura sana, sostenibile, smart.
L’azienda agricola Maistrello Stefano si trova a Schio, in via Pista dei Veneti 65, dov’è possibile acquistarne i prodotti direttamente nello spaccio aziendale.

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Classe '83, nato e cresciuto nel profondo nordest. Scrivo, tanto, di tutto. E cucino, tanto, di tutto. Sono dannatamente curioso, sempre alla frenetica ricerca di nuove tecniche da testare. Amo la tradizione, soprattutto quando viene stravolta: non c'è innovazione senza contaminazione.