Storie di impresa al femminile. Erica Sottoriva: dal mondo della ristorazione e del vino a quello della divulgazione

Oggi su Assaporami Food Lovers approfondiamo una storia di impresa al femminile legata al territorio veneto e alla provincia di Vicenza. Abbiamo infatti intervistato Erica Sottoriva, co-proprietaria, con il marito, di Trattoria al Moraro a Vicenza, sommelier vincitrice, nel 2013, della carica Miglior Sommelier del Veneto e imprenditrice con il suo progetto di divulgazione VineMente. Una storia di imprenditoria al femminile fatta di impegni, sacrifici, bisogno di realizzare e soprattutto tanta voglia di apprendere cose nuove, con umiltà e dedizione. Cosa significa divulgare il mondo del vino? Quali sono le sfide per un’imprenditrice nel mondo della ristorazione? Lo scopriamo in questa intervista.

Ciao Erica, grazie per essere qui con noi! Prima domanda: ci racconteresti come sei arrivata nel mondo della ristorazione?

Sono entrata nel mondo della ristorazione giovanissima: quando ho conosciuto mio marito, Umberto, lui era già proprietario di una trattoria, ereditata dai genitori. Potrei dire che è stato l’amore a portarmi in questo mondo in cui ora sono imprenditrice. Il percorso vero e proprio è nato però nel 2006, l’anno in cui finalmente abbiamo comprato il nostro locale, Trattoria al Moraro, credendo e investendo in un progetto che si è rivelato molto più grande di quello ipotizzato all’inizio. Per sostenerlo e portarlo avanti ho dovuto istruirmi: contabilità, food cost, management. Ma soprattutto ho dovuto coltivare le conoscenze.

E invece come è iniziato il tuo percorso nel mondo del vino? Cosa ti ha spinto a diventare sommelier e imprenditrice in questo settore?

Il mio percorso di imprenditrice è legato a quello del vino. Quando ho dovuto appoggiarmi a qualcuno per stilare la carta del vino della trattoria ho iniziato a capire che avrei dovuto ampliare le mie conoscenze. Non sapevo leggere l’etichetta e nemmeno capire il prodotto. Se sei una persona sveglia è inevitabile farti delle domande e, approfondendo sempre di più, capisci quanto anche quello del vino sia un mondo immenso, sfaccettato e in continua evoluzione. Nel 2007 mi sono iscritta all’AIS – Associazione Italiana Sommelier e nel 2011 mi sono diplomata come sommelier. È stato un percorso lungo, strutturato in tre livelli. Ammetto che non è stato facile: non dovevo gestire solo il ristorante, ma anche destreggiarmi tra famiglia e figli. Diventare sommelier è stato il primo passo nel mondo del vino. La via dell’impresa è diversa per ognuno di noi: dipende dalla propria vena, dal singolo bisogno di approfondimento, conoscenza e anche scoperta. Più ti immergi, più il tuo carattere, come persona e imprenditrice, emerge.

C’è stato un momento in cui hai detto “ora le cose stanno diventando serie”?

Da subito. Sono entrata in questo mondo con tutti e due i piedi, ho investito tutte le mie energie. Forse ingenuamente, per non dire incoscienza, ma con serietà. Ho sempre avuto un carattere forte, tenace e spigliato, quindi quando ho deciso di intraprendere la strada del sommelier non mi è bastata. Avevo voglia di continuare a mettermi alla prova, così ho iniziato a partecipare ai concorsi. Nel 2013 ho vinto il concorso come Miglior Sommelier del Veneto, ma questo non mi ha fatto sentire di essere arrivata, anzi! Quando sei un imprenditore non ti puoi mai fermare.

Come ha contribuito questa vittoria alla tua carriera?

Con questo titolo ho vinto un bellissimo viaggio in Portogallo. Ho potuto viaggiare alla scoperta di questo territorio. Mi ha permesso di approcciare le cantine locali, alla scoperta dei vini del Portogallo. È stato davvero interessante per una persona in continua ricerca di stimoli come me. Raggiungere questo traguardo, prima di tutto, mi ha reso una figura professionale del settore. La mia carriera da sommelier e ristoratrice è stata, anzi è ancora, un continuo evolversi e formarsi: non si arriva mai. Conoscere, entrare in contatto con produttori diversi, parlarci, confrontarsi: solo così si può arrivare a definire una propria carta del vino, autentica e personale.

Cos’è VineMente, il tuo progetto legato anche alla divulgazione del vino?

VineMente è nato proprio perché in questo mondo c’è sempre da imparare. Offro percorsi di avvicinamento al vino, visite nelle cantine e degustazioni per chi è curioso e vorrebbe vivere il mondo enologico con più consapevolezza, senza però intraprendere il lungo percorso da sommelier. La cosa stimolante per me è che anche io imparo tantissimo. Non siamo tutti uguali, ci sono le persone chiuse, quelle più aperte, quelle diffidenti o altre che si fidano. Gli scambi di idee e opinioni che ho con i corsisti di VineMente o i clienti di Trattoria al Moraro mi lasciano sempre qualcosa di nuovo. La sfida è sempre capire chi ho davanti e trovare la strategia comunicativa migliore per potergli poi offrire il prodotto adeguato, con umiltà e ascolto. La mia idea di carta vini è quella di inserire prodotti che non sono comuni o con brand blasonati. Lo scopo è quindi quello di riunire i tanti anni di esperienza di lavoro in una di carta vini che racchiude i produttori locali territoriali che personalmente sono andata a degustare. Ogni volta che mi approccio a un nuovo produttore cerco di capirne la filosofia.  Quello che cerco di fare è un passo in più, quello che di solito è il più difficile: proporre un vino che abbia qualità e prezzo in equilibrio per far scoprire un mondo nuovo e non l’etichetta blasonata presente nella grande distribuzione e che tutti conoscono.

Qual è quindi la sfida più grande quando si tratta di comunicare il mondo del vino?

Quella di tutti i comunicatori di un settore tecnico: raccontarlo in modo corretto, senza cadere in troppi tecnicismi ma allo stesso tempo senza semplificare o banalizzare. Quando un cliente si approccia alla carta vini la maggior parte delle volte sceglie senza sapere cosa sceglie, non sempre trovi la figura che può guidarti fino al vino più giusto per te, e cioè quello che più soddisfa il tuo gusto. Non è facile capire i gusti del cliente e per farlo è necessario l’ascolto: per esempio io indago sul tipo di vino che si potrebbe preferire, come vino fruttato, vino minerale o vino strutturato. A volte seguo degli approcci diversi, più empatici potremmo dire. Chiedo al cliente come si sente in quel preciso giorno o cosa potrebbe aspettarsi da un calice. Cerco quindi di tradurre lo stimolo che il vino può comunicare (come il sentore di frutta o fiori) in quello che il consumatore cerca.

Parlando di te come imprenditrice, come sei riuscita a coniugare famiglia e impresa?

Lavorando tanto: 16, 18 ore al giorno. Ho dovuto ricavarmi il tempo per farlo, andando a sacrificare quella parte che definirei “femminile”. Prima di tutto ho rinunciato al tempo per me. Non voglio fare femminismo spicciolo, ma per le donne non esiste una piramide di priorità: c’è un rettangolo con dentro tutte le questioni della vita a pari livello di importanza. I figli per me sono sempre stati una priorità, ma a volte ho dovuto equipararli al lavoro. Per riuscire bisogna essere molto organizzate, ottimizzando ogni secondo della giornata. Il mondo della ristorazione chiede tanto per rimanere competitivi: continuo aggiornamento, ricerca, idee nuove. Probabilmente solo una donna ristoratrice può capire davvero un’altra professionista del settore. Io ammiro tutte le donne che lavorano in questo settore, non solo quelle che arrivano ai risultati più prestigiosi, per il grande sacrificio che fanno ogni giorno.

Se potessi rifare il tuo percorso da capo, cambieresti qualcosa?

Sì, sicuramente prima mi formerei e poi aprirei un ristorante. Io mi sono formata con l’esperienza e a volte ho faticato davvero tanto, anche se questo mi ha temprata come manager. Ho fatto tutta la gavetta, non ho mai avuto paura di “sporcarmi le mani”. Sono dell’idea che un buon manager di un ristorante, oltre a dover essere equilibrato e capace di gestire una brigata, deve sapere esattamente come si svolge ogni singolo lavoro, anche quello più umile. Il nostro è poi un lavoro empatico: nella ristorazione sei sempre a contatto con le persone. I clienti, lo staff, il fornitore. Il ristoratore prima di tutto gestisce esperienze e regala emozioni, solo dopo vende. E questo lo capisci solo sul campo. Certo, tornando indietro mi formerei sugli aspetti più tecnici!

Gli ultimi due anni sono stati molto faticosi per la ristorazione. Voi come li avete affrontati?

Non sono stati facili per nessuno di noi. Io sono una persona che non si arrende mai, quindi per me non esiste l’ostacolo: quando se ne presenta uno non bisogna fare altro che trovare un sistema per aggirarlo o superarlo. Da imprenditore devi trovare la forza di reagire e quella per far reagire la tua squadra creando cose nuove e diverse, senza però perdere chi sei, rimanendo coerenti e fedeli a sé stessi, alla propria idea di cucina e ristorazione e anche al territorio. In questi anni io, per esempio, mi sono iscritta nuovamente all’università. Dopo aver conseguito una laurea in Marketing del turismo ho intrapreso il percorso magistrale in Scienze storiche all’Università di Padova. Conoscere il mio territorio, le origini e ampliare le conoscenze so che mi permetterà di raccontare qualcosa in più attraverso le mie attività. Per me una delle chiavi per il successo, anche nei momenti di crisi, è cercare di migliorarsi sempre!

Quindi per te cosa significa essere imprenditrice? E cosa consiglieresti a una donna che vorrebbe diventare imprenditrice?

Per me essere imprenditrice significa trasmettere e dare forma alle proprie conoscenze nel migliore dei modi. Devono essere organizzate come meglio si crede, in base al proprio obiettivo, e rimanendo coerenti ai propri principi. Essere imprenditori significa specchiare sé stessi e amare ciò che si vede perché solo così anche gli altri vedranno la parte migliore dell’imprenditore. Senza dimenticare di piacersi quando ci si specchia, tenendo fede ai propri principi perché solo così anche gli altri ne apprezzeranno il meglio.

Ultimissima domanda: cosa vedi nel futuro del mondo del vino?

Il mondo del vino sta cambiando tantissimo. Cambiano il gusto, gli interessi, c’è sempre più curiosità e voglia di capire da parte del cliente. E noi esperti del settore dobbiamo diventare comunicatori eccellenti per rendere sempre più partecipe e consapevole l’utente finale.

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Scrivo, leggo e comunico. Appassionata di comunicazione e digital da sempre, mi guardo attorno a 360 gradi per imparare linguaggi nuovi da unire insieme per creare nuove strategie. Sono nata in Umbria, ho studiato in Trentino e ora vivo in Veneto. L’Italia intera è la mia casa di cui amo raccontare le eccellenze, non solo gastronomiche.